La storia del Fondatore e quella della Congregazione sono storie che si intrecciano e si arricchiscono l’una con l’altra. Don Domenico attento alle necessità del suo tempo e della realtà in cui vive, a Ponte di Brenta, si accorge della situazione non positiva in cui soprattutto le giovani si trovano. Decide di prendersi cura di queste giovani e istituisce il Conservatorio.
Consapevole del valore della persona umana si prodiga affinché anche la donna possa essere riconosciuta e valorizzata nella sua dignità e nel suo ruolo sociale. Cerca così di proporre una formazione integrale orientando un percorso educativo che parte fin dal periodo della fanciullezza.
Attua il metodo preventivo, sicuramente nuovo per il suo tempo, metodo che poi applicherà anche nelle prime scuole popolari gratuite e nell’educandato per le fanciulle appartenenti al ceto medio. Le giovani a cui il Leonati ha affidato il compito di maestre, sono chiamate “Vergini secolari”, non hanno regole scritte, la loro regola è scritta nel cuore.
In un secondo momento alla sua piccola comunità, don Domenico offre delle norme di vita, le “Regolette”, riguardanti la pietà, la disciplina, il lavoro, la scuola, i tempi che scandiscono la giornata…
Quando nel 1751 il Conservatorio viene trasferito in città, in contrada Vanzo, diviene una realtà importante e significativa nella diocesi di Padova, grazie anche alla saggezza evangelica di due figure femminili, Giulia Boldrin e Teresa Leonati.
Don Domenico Leonati si dedica alle sue Figlie e accorgendosi che il Conservatorio delle Vergini di Vanzo sta prendendo consistenza e si presentano possibilità di espansione, comincia a pensare veramente alla realizzazione di una nuova Congregazione religiosa per l’educazione della gioventù femminile. L’opera educativa delle Vergini di Vanzo continua il suo percorso, estendendosi a diverse parrocchie della città di Padova.
Anche i veneziani dimostrano interesse, in quanto consapevoli che a Venezia le fanciulle correvano gli stessi rischi che c’erano a Padova. Così verso la fine del 1700 viene accolta la richiesta di Venezia e vengono inviate delle maestre che, facendo tesoro della loro esperienza padovana, si dedicano all’assistenza della fanciulle povere e abbandonate della zona.
Alla morte di don Domenico Leonati il Conservatorio è una “famiglia” giovane, fiorente, abbastanza numerosa. Gli ultimi anni del Settecento e i primi dell’Ottocento furono anni assai difficili per tutto il Veneto e quindi anche per Padova. Basti solo pensare allo scoppio della Rivoluzione Francese. Anche il Conservatorio delle Vergini di Vanzo risente del decreto di soppressione delle Congregazioni religiose e di incameramento dei beni ecclesiastici, emanato nel 1810 da Napoleone, e viene soppresso, con conseguente dispersione delle “figlie”.
Siamo nel 1811 con Madre Pasqua Sandrini allora Superiora. Madre Pasqua Sandrini si trova così la responsabilità di una situazione assai difficile, anche economicamente. Prima si porta in un locale preso in affitto in Contrada San Pietro, poi in Borgo Santa Croce.
Madre Pasqua ottiene il ripristino del Conservatorio del Vanzo a Santa Croce e viene elogiata dal vescovo di allora, Modesto Farina, per il suo amore, lo zelo, la prudenza, il disinteresse, la fiducia dimostrata nella divina Provvidenza.
La Sandrini, in sintonia con lo spirito e lo stile del Fondatore, che aveva appreso operando con lui, ne continua il carisma spirituale ed educativo, tiene viva l’Adorazione eucaristica, l’osservanza della Regola e intensifica la vita di comunità. Imita il Fondatore anche nell’abbandono incondizionato alla Provvidenza.
Nel 1824 acquista l’ex Convento dei Padri Somaschi in Borgo Santa Croce, da questo momento il Conservatorio prende il nome di Collegio di Santa Croce.
Madre Pasqua muore nel 1849 lasciando un segno prezioso nella nostra storia. Il Collegio di Santa Croce diviene in seguito Istituto delle Suore di San Francesco di Sales. L’opera continua grazie anche all’aiuto di un direttore saggio e prudente come Monsignor Ignazio Spada e a figure significative di Superiore generali. Vengono superati momenti difficili come quelli della guerra, tenendo vivo il desiderio di ricominciare.